venerdì 24 maggio 2013

Alla ricerca del tesoro: mappe cromosomiche

Morgan non fu l'unico che nel suo laboratorio portò avanti i risultati della genetica: Muller, suo assistente scoprì che l'esposizione ai raggi X, come altre forme di radiazioni (agenti mutageni), aumentavano la velocità delle mutazioni della drosophila. Più mutazioni si creavano più era interessante fare nuovi esperimenti incrociando moscerini che si diversificavano per più di una caratteristica. Diversamente da quello che aveva formulato nella legge dell'assortimento indipendente, gli alleli di
due geni differenti possono segregare in maniera indipendente solo se i geni sono posti su cromosomi diversi, poichè se gli alleli di due geni differenti sono sullo stesso cromosoma finiranno entrambi sullo stesso gamete (durate la meiosi). I geni che invece restano insieme perchè sono sullo stesso cromosoma e si dicono quindi associati, in quanto appartengono allo stesso gruppo di associazione
Bisogna dire che a quei moscerini ne hanno fatte di tutti i colori ma è grazie a loro che si scoprì il crossing over. Si stavano incrociando un moscerino nero e ali corte ed uno marrone con ali lunghe quando due figli avevano caratteristiche "mescolate": uno nero ad ali lunghe e uno marrone ad ali corte, era il frutto di uno scambio di parte dei cromosomi (crossing over). Con la scoperta di questo processo fu più chiaro che i geni debbano essere localizzati in particolari punti, o loci dei cromosomi. Inoltre si potè comprendere benissimo che  gli alleli di ogni gene devono occupare loci corrispondenti su cromosomi omologhi.
La ''mescolanza'' dei geni che si ha con il crossing over ha a che fare con la distanza fisica dei cromosomi, questo fu il pensiero di Sturtevant, pensiero che portò alla costruzione delle prime mappe cromosomiche che, secondo lo scienziato, dovevano avere questi presupposti:

  • i geni devono essere disposti in modo lineare sui cromosomi;
  • il crossing over deve avvenire più frequentemente tra cromosomi più lontani;
  • poteva essere possibile tracciare la sequenza dei geni lungo i cromosomi e determinare la distanza tra essi.
Passiamo a qualcosa di ''più grande'' ossia i cromosomi giganti, scoperti da E.G. Balbiani, vennero trovati qualche anno più tardi anche nelle ghiandole salivari della drosophila caratterizzati da band chiare e scure (vedi figura sopra). Osservando le diverse configurazioni di queste bande i ricercatori riuscirono a capire e a trovare dei punti in cui la struttura dei cromosomi era variata (tramite delezione, duplicazione e traslocazione). Queste bande furono anche la prova che i geni sono disposti in maniera lineare sui cromosomi.

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